Il mondo delle Proprietà collettive continua la sua mobilitazione per opporsi alla legge regionale della Sardegna 19/2013, ribattezzata il nuovo “Editto delle Chiudende” dal momento che – come ha denunciato immediatamente il “Gruppo d’Intervento Giuridico” di Cagliari – consentirebbe «il sacco dei demani civici e la speculazione immobiliare sulle sponde delle zone umide in Sardegna».
Nei giorni scorsi, la “newsletter” del “Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive” di Trento (www.usicivici.unitn.it) ha annunciato che l’“Associazione Guido Cervati per gli studi sulla proprietà collettiva” ha preso posizione ufficialmente per sostenere l’atto di intervento del Consorzio degli “Uomini di Massenzatica”.
La “newsletter” del Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive di Trento ha diffuso un comunicato ufficiale sulla posizione dell’associazione “Guido Cervati”.
«L’Associazione “Guido Cervati” per gli studi sulla proprietà collettiva, costituita presso il Centro studi e documentazione sui demani civici e le proprietà collettive dell’Università degli studi di Trento, – si legge nel documento – è finalizzata, per statuto, alla conoscenza ed alla valorizzazione degli istituti di gestione delle risorse naturali ed antropiche che sono (o possono essere) tenute oppure utilizzate in forma collettiva dalle comunità locali.
Presa conoscenza dell’Atto di intervento del Consorzio Uomini di Massenzatica, con sede in Mesola (Fe) di data 9 dicembre 2013, valuta positivamente il contenuto e la opportunità dell’atto di intervento per la pronuncia di incostituzionalità della Legge della Regione autonoma della Sardegna del 2 agosto 2013 n. 19, nel giudizio promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con ricorso n. 93 depositato il 10 ottobre 2013 e pubblicato nella G. U. del 20 novembre 2013, n. 47.
Conseguentemente, l’Associazione “Guido Cervati” per gli studi sulla proprietà collettiva, condivide e fa propria l’istanza del Consorzio Uomini di Massenzatica per l’ammissione dell’intervento dell’Ente stesso rappresentando suo interesse specifico e concreto per l’accoglimento del ricorso proposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e la declaratoria di incostituzionalità della L. R. Sardegna n. 19 del 2 agosto 2013 per contrarietà agli artt. 9, 24, 25, 42 e 117 della Costituzione».
Nell’allegato alla notizia (http://www.usicivici.unitn.it/download/newsletter/20131218_1541CUM.pdf), si trova il testo integrale dell’Atto d’intervento del Consorzio Uomini di Massenzatica, redatto dall’avvocato Raffaele Volante.
Anche questo sito si è già occupato in due occasioni di questa vicenda. Nell’ottobre 2013, ha reso nota la decisione del Consiglio dei Ministri (datata 4 ottobre) di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge regionale sarda.
Mentre nelle pagine di agosto, si possono leggere le istanze delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico onlus, Amici della Terra e Lega per l’Abolizione della Caccia (http://gruppodinterventogiuridicoweb.wordpress.com) con le quali è stato chiesto l’impegno dell’esecutivo per fermare «il nuovo editto delle chiudende (http://it.wikipedia.org/wiki/Editto_delle_chiudende), il sacco dei demani civici e la speculazione immobiliare sulle sponde delle zone umide in Sardegna».
Nell’atto di intervento del 9 dicembre, si dichiara che il «Consorzio Uomini di Massenzatica ha un interesse specifico e concreto a che venga dichiarata l’incostituzionalità, invero patente, di detta legge (la n. 19 del 2013 della Regione Sardegna, ndr.) perché, in caso contrario, ogni altra Regione potrebbe legiferare nello stesso modo e con gli stessi principi, e cancellare con un colpo di penna e senza rimedi giurisdizionali qualsiasi proprietà collettiva».
Secondo la proprietà collettiva della provincia di Ferrara, i profili di incostituzionalità della l. r. 19/2013 riguardano la contrarietà con gli articoli 9 (la legge regionale «fa dipendere la demanialità del bene civico dalla persistenza degli usi, escludendo quindi la qualità demaniale tutte le volte in cui qualcuno è riuscito, contro la legge, a inibire l’esercizio dei diritti civici stravolgendo il territorio che dava loro causa»), l’art. 42 (la legge sarda prevede «un meccanismo generalizzato che espropria i titolari di questi diritti senza un indennizzo e senza una previa valutazione dell’interesse generale che dovrebbe giustificare il tutto») e gli articoli 24 primo comma e 25 primo comma della Costituzione. Secondo l’atto del Consorzio Uomini di Massenzatica la legge della Regione Sardegna «dispone che gli usi civici vengano accertati in via amministrativa, con ciò sottraendone la cognizione al giudice naturale, il Commissario agli Usi civici, istituito con la l. 1766 del 1927 e al procedimento giurisdizionale ivi disciplinato». In tal modo, la «verifica congegnata dalla Legge sarda sarebbe impugnabile solo dinanzi al giudice amministrativo, con ogni conseguenza in tema di legittimazione al ricorso e di determinazione delle questioni oggetto del giudizio».
Infine, viene denunciata la contrarietà con l’art. 117 secondo comma lettera s) della Costituzione, che «attribuisce alla legislazione esclusiva dello Stato la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali». |
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