Jentrade / Articui / La Vicìnia
Jentrade/Gnovis
  Leams/Links
"La Vicìnia"
Fevrâr dal 2010
 
L’albergo di Pradibosco nel 1930

Illustrazione dello schema predisposto “Promotur”, la società regionale che gestisce i poli sciistici del Friuli
I restroscena sull’impianto di risalita a Pradibosco
«UNA VICENDA INDECENTE»
La Proprietà collettiva di Pesariis ancora una volta penalizzata

[L. N.]
«Una vicenda indecente»: così Delio Strazzaboschi, capogruppo nel consiglio comunale di Prato carnico (Udine) della lista di minoranza “Per un futuro possibile”, bolla la vicenda dell’impianto a fune che dovrebbe essere realizzato nel comprensorio di Pradibosco.
La presa di posizione segue di poche ore la consegna da parte del commissario della Comunità montana, Giorgio Drabeni, al sindaco, Omar D’Agaro, dello schema predisposto sulla questione dalla spa regionale “Promotur” .
La diffusione di tale documento è avvenuta il 16 febbraio, alla presenza del consigliere regionale Luigi Cacitti. Alle ore 22 dello stesso giorno è stato portato anche in consiglio comunale.


Consigliere Strazzaboschi, ci spieghi anzitutto gli antefatti, necessari per la comprensione dell’intera vicenda.
«Con delibera del novembre 2008, l’attuale Giunta regionale confermava lo stanziamento di 4 milioni di euro a favore della Comunità montana della Carnia per la realizzazione di un nuovo impianto nella stazione sciistica di Pradibosco. Nel successivo 2009, l’ente comprensoriale procedeva alla gara per la progettazione (aggiudicata per complessivi 180 mila euro) e al successivo affidamento d’incarico parziale per elaborazione tecnica e coordinamento sicurezza (90 mila euro)».
Che genere d’impianto di risalita s’intendeva realizzare, allora?
«Si trattava di una seggiovia a due posti, che dalla stazione di partenza della precedente sciovia, a 1.140 m., saliva verso il Clap Piccolo, a 1.370 m., per una lunghezza orizzontale complessiva di 810 metri e una portata di 940 persone/ora. Il quadro economico di progetto prevedeva 980mila euro per la costruzione dell’impianto di risalita, mille 637 milioni per la realizzazione di due piste di discesa e 383 mila euro per gli impianti d’innevamento, più spese tecniche e Iva».
Qual era, all’epoca la posizione dell’Amministrazione frazionale?
«L’Amministrazione della Proprietà collettiva di Pesariis, proprietaria della precedente sciovia oltre che dell’albergo omonimo, per poter garantire la stagione invernale 2008-2009 aveva provveduto con i soli propri mezzi (18 mila euro) a presentare un progetto definitivo di revisione-ricostruzione dell’impianto, ottenendo la concessione regionale nell’ottobre 2008. Ma nell’estate 2009, a causa della più completa incertezza sull’effettiva realizzazione del nuovo impianto, il gestore dell’albergo risolveva unilateralmente e in via anticipata il contratto di affitto d’azienda dell’intera struttura turistica dell’alta Val Pesarina».
Come ha reagito la Proprietà collettiva?
«Ricordate le fortissime perplessità a suo tempo emerse in Comunità montana sull’opportunità di tale opera e riscontrata la successiva aperta contrarietà della maggior parte della popolazione della vallata, l’Amministrazione frazionale, mai sentita su questo tema, proponeva alla Regione una diversa destinazione dello stanziamento di 4 milioni».
Qual era la proposta della Frazione?
«Veniva proposta la ricostruzione della sciovia esistente e la realizzazione del Museo scientifico dell’Orologeria, opera attesa da anni, promessa da Riccardo Illy e confermata da Renzo Tondo, e ritenuta elemento strategico indispensabile per completare il progetto di sviluppo locale partito con il “Paese degli orologi”».
E quanto denaro pubblico sarebbe stato necessario per realizzare questi progetti?
«Con un milione di euro, l’Amministrazione di Pesariis, che a differenza della Comunità montana ha davvero una concessione regionale per un impianto a fune, era ed è in grado di rifare la sciovia, adeguare e proteggere la pista, acquistare i cannoni sparaneve dal precedente gestore, installare un “tapis-roulant” e allestire un parco giochi. Con 2 milioni di euro, come da progetto già predisposto, si poteva e si può allestire un grande Museo dell’orologeria meccanica presso l’ex Palazzo frazionale, edificio che, non fosse altro che per ragioni morali, dovrebbe essere restituito alla Proprietà collettiva di Pesariis che a suo tempo lo ha costruito. Si sarebbero così conseguiti due risultati utili e si sarebbe perfino risparmiato un milione di euro, fatto non da poco in tempi di ristrettezze finanziarie, anche per la nostra Regione».
Veniamo al dunque. Che cosa è successo, invece?
«Al solito, si è trattato di fiducia mal riposta. Oggi si viene a sapere che a Pradibosco si farà una nuova sciovia (non una seggiovia bi-posto), su un percorso più breve (fino al piazzale del Centro fondo, a 1.240 m.), ma per la stratosferica cifra di 2 milioni e mezzo di euro. Naturalmente non si sa chi (Comunità montana o Promotur?) e soprattutto quando mai, perché manca la concessione regionale, bisogna attraversare la strada e provvedere ai relativi adempimenti burocratici, variare il Piano regolatore comunale, ri-progettare e appaltare i lavori... Né si sa a chi – e per quali straordinari meriti – sarà destinato il residuo milione e mezzo di euro».
In conclusione che dire?
«Non è dato sapere se si sono configurati comportamenti e responsabilità che meritino già l’attenzione della magistratura amministrativa o di quella ordinaria, ma certamente su questa vicenda un giudizio civico, prima ancora che politico, va dato e sono convinto che la popolazione della montagna sarà in grado di formularlo».