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"La Vicìnia"
Fevrâr dal 2010
 

Dura presa di posizione del Consorzio per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi nella laguna di Marano
USURPATI I DIRITTI DI USO CIVICO
Il “Co.Mo.Bi.M.” reagisce alla concessione di 700 ettari di proprietà collettiva

[Emilio Driussi, presidente “Co.Mo.Bi.M.”]
Sulla stampa friulana degli ultimi giorni di gennaio, grande rilievo è stato dato alla firma dell’atto con il quale l’Amministrazione comunale di Marano Lagunare ha concesso all’Associazione temporanea di imprese costituita dalla cooperativa “Almar Acquacoltura Lagunare Marinetta”, dalla società consortile “Molluschicoltura Maranese” e dalla “Cooperativa Pescatori San Vito” l’allevamento delle vongole su 700 ettari di Laguna.
Nella presentazione degli accordi del 27 gennaio, salvo qualche accenno, non è stato dato rilievo alcuno alla contrarietà di quanti difendono i secolari diritti di Uso civico né alle azioni messe in atto dai difensori della Proprietà collettiva per fronteggiare l’ennesimo attentato ad un patrimonio sociale, economico e naturale di inestimabile valore.
A ciò si tenta di porre rimedio dando spazio alle posizioni espresse dal Consorzio per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi nella laguna di Marano “Co.Mo.Bi.M.” e dalla “Comunità di Marano” (www.comunitadimarano.it).


La laguna di Marano è nuovamente balzata agli onori delle cronache per la sentenza del processo imputato all’ex Sindaco di Marano, Graziano Pizzimenti, per «procurato danno ambientale» a causa dell’ordinanza che consentiva l’uso del “rastrello” maranese per la raccolta invernale delle vongole veraci e per la successiva firma della “concessioni”, fatta nonostante una diffida da parte nostra.
La raccolta degli articoli apparsi sul “Messaggero Veneto” del 20, 21 e 22 gennaio è la dimostrazione palese di come si possa stravolgere la realtà per favorire interessi che nulla hanno a che fare con la vicenda in questione. Quello che scrive, anche in precedenti articoli, la giornalista del quotidiano, Francesca Artico, tende a dare ai lettori una visione “strabica”, nel senso che guarda da una sola parte, di una questione che invece andrebbe approfondita sentendo anche quelli che l’ex Sindaco indica come “fomentatori”: sbaglio dicendo che questo dovrebbe essere il dovere “minimo” di un giornalista? Perché non farsi dire da Pizzimenti chi sono i fomentatori? Partiamo dai titoli: “Autorizzò la pesca con il rampone: Pizzimenti condannato a quattro mesi”, “Addio raccolta vongole con il rampone. A breve un accordo per le concessioni”.
Nell’articolo del 21 gennaio si dice tutto e il contrario di tutto già nel primo paragrafo: se «La raccolta delle vongole con il rastrello maranese non andava autorizzata perché danneggiava l’ecosistema», perché «è stato invece assolto dall’accusa dolosa di aver danneggiato l’ecosistema»? Dovrebbe spiegarcelo un po’ meglio la Artico, ma questa se la sbriga ricordando la condanna a quattro mesi e 14.000 euro di ammenda per «contravvenzione in materia ambientale».
La verità è che il Giudice ha acquisito i risultati della perizia tecnica della dott. Del Negro, perito della Procura della Repubblica e Primo Ricercatore Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale - Dipartimento di Oceanografia biologica di Trieste, che attestano come l’impatto provocato dall’attrezzo usato tradizionalmente dai pescatori maranesi sia simile a quello provocato dalla pesca manuale.
Dunque, il rastrello maranese non è quell’attrezzo “infernale” descritto in tanti articoli, né tanto meno uguale a «una pala meccanica» che stravolge i fondali della laguna e di conseguenza il Pizzimenti è stato assolto dall’accusa principale.
Ma allora, per cosa è stato condannato l’ex Sindaco? Evidentemente per la mancata applicazione delle procedure ambientali, valutazione di impatto ambientale ed altro, e dunque per un reato che implica una sua precisa mancanza.
La questione è quindi ben diversa: se il rastrello non è stato ritenuto dannoso, perché: “Addio raccolta vongole con il rampone. A breve un accordo per le concessioni”? Dove sta il nesso logico? Chi pagherà i danni per i 5 anni di mancato guadagno dei pescatori maranesi? Sicuramente «i cittadini e le associazioni lignanesi» che hanno fatto denuncia alle Autorità (Messaggero Veneto 11.5.2005) saranno chiamati a risponderne, ma pure dovranno risponderne i responsabili delle tante vicende “poco chiare” che abbiamo registrato in questa vicenda.
Ricordiamo oltretutto, che nel caso delle concessioni comunali esistenti la pesca delle vongole viene fatta con con una nave di 21,86 m. di lunghezza e 7 m. di larghezza, già abitualmente utilizzata dalla società “Almar”, che prevede un sistema di raccolta ben più imponente del rastrello maranese: se la vongola vive all’interno del sedimento e bisogna comunque rimuovere dai 2 ai 10 centimetri dello stesso per poterla raccogliere, dove sta la differenza? Va per caso cercata nei dati espressi dal biologo di Almar, Aurelio Zentilin, in una relazione scientifica (?!) in cui magnifica la “delicatezza” dello strumento usato da “Almar”, guarda il caso, al confronto con i danni prodotti dal rastrello maranese, indicando in addirittura 30 cm. la profondità di incidenza di quest’ultimo?
Chiunque con un minimo di buon senso e conoscenza dell’argomento può facilmente stimare il reale valore di una “bufala” che ha tuttavia creato l’atmosfera ideale per poter finalmente arrivare alle tanto sospirate concessioni.
Il vero problema è lo sforzo di pesca fatto sul territorio, è questo che andrebbe regolamentato! Ricordiamo che i pescatori maranesi lavorano con il rastrello soltanto 80 giorni all’anno, mentre “Almar”, che opera nelle attuali concessioni comunali, scadute dal 2000/2001, lo fa per tutto l’anno e soltanto con un semplice nulla osta idraulico del Magistrato alle Acque, godendo dell’evidente “benevolenza” del Pizzimenti che ha sempre affermato di non aver mai firmato concessioni nella Laguna di Marano, salvo poi rinnovarle per un anno due giorni prima delle ultime elezioni comunali.
Il Consorzio per la Gestione della Pesca dei molluschi bivalvi nella Laguna di Marano (“Co.Mo.Bi.M.”) di cui ricopro la carica di presidente, a questo proposito ha presentato il 31.12.2009 un progetto Vas (valutazione ambientale strategica) aperto a tutti gli aventi diritto all’uso civico, al contrario del bando dell’Amministrazione comunale che esclude gli aventi diritto a favore dei “soliti noti”.
Restiamo in attesa della risposta dell’Amministrazione comunale: sarà sicuramente negativa ma dovrà pure essere motivata ed è proprio quello che stiamo aspettando. Passiamo ad un altra affermazione “incauta” della giornalista: la “proprietà” della Laguna da parte della Regione ripetuta insistentemente in tutti gli articoli in questione.
Vediamo i dati di fatto: c’è una lunga serie di documenti ufficiali e pure di accordi internazionali tra stati che sancisce l’esistenza del Demanio civico (= proprietà) sulla Laguna di Marano, che parte dal 1420 e arriva ai giorni nostri, con un contratto di affrancazione e con una sentenza inappellabile della Corte di Assise di Trieste che nega che le acque della Laguna di Marano siano mai state iscritte nel Registro delle acque pubbliche dello stato italiano. Con la legge 265/01 e successive, lo stato ha delegato alla Regione la competenza e le relative pertinenze dei Demani idrico, marittimo, forestale ed altri ma, come già visto, la Laguna non appartiene a questo elenco, essendo un Demanio civico, tanto che il Compartimento marittimo di Monfalcone non ha alcuna competenza sulla Laguna, ad esclusione dei canali navigabili (1,68% del territorio lagunare).
Nonostante ciò, non tenendo neanche conto del parere dei suoi stessi funzionari che nel caso della Laguna di Marano subordinavano la voltura dei beni dallo stato alla Regione alla preventiva voltura di questi allo stato – dunque non erano e non sono mai stati di proprietà dello stato tranne quel famoso 1,68%! – con la legge regionale 31/2005 e successivi decreti e modifiche la Regione ha usurpato il diritto di proprietà stabilito dalla Costituzione italiana, arrivando persino ad un’incredibile sospensione dell’Uso civico con la legge di Bilancio 2010.
Va messo in evidenza che il diritto all’Uso civico è stato confermato dalla recentissima sentenza del Commissariato regionale agli Usi civici di Trieste contro la quale il Comune di Marano ha “stranamente” proposto appello.
L’Amministrazione comunale e l’ex Sindaco, tutore pro tempore dei diritti civici della Comunità maranese e non liquidatore degli stessi, carica oltretutto incompatibile per il conflitto di interessi tra Amministrazione e Comunità secondo il prof. Nervi dell’Università di Trento, uno dei massimi studiosi delle proprietà collettive, non si sono incredibilmente opposti a questo scippo.
Tutto l’operato dell’ex Sindaco e della sua Amministrazione è stato invece rivolto a concedere una vastissima area lagunare da adibire alla coltivazione delle vongole (circa 700 ettari) ad una associazione temporanea di impresa tra “Almar”, Molluschicoltura Maranese e Cooperativa San Vito: facciamo presente che le prime due sono praticamente riferibili ad un’unica proprietà e hanno come referente la Lega Coop, come testimoniato da diversi aspetti economici e dalla presenza di diversi personaggi di primo livello della Lega Coop all’interno della compagine societaria, mentre l’ultima è una cooperativa di servizi dei pescatori maranesi.
Benché operanti da anni su 100 ettari di territorio lagunare, in concessioni scadute sin dal 2000/2001 con l’evidente beneplacito dell’Amministrazione comunale, a queste due società verrà consentito di aggiudicarsene altri 700 con un’associazione temporanea di impresa nella quale faranno, ovviamente, la parte del leone: tutto ciò ovviamente a danno dei cittadini maranesi.
Perché tutto questo attivismo a favore di queste imprese, anche a costo di rinunciare ad un diritto secolare di proprietà sulla laguna che appartiene alla Comunità dei cittadini maranesi e non all’Amministrazione comunale, facendo pure strame di un Regolamento comunale che da sempre regolamenta l’utilizzo della laguna?
Facciamo presente che i Cittadini maranesi perderanno un diritto di Uso civico riconosciuto dalla stessa Costituzione Italiana.
Ricapitolando, abbiamo una Regione che si appropria di beni che non le competono, un’Amministrazione comunale che non si oppone al furto ma avversa invece l’azione dei Cittadini maranesi che vogliono difendere i loro diritti e una serie di interessi economici colossali sullo sfondo: a pensar male si fa peccato, ma…
Chi guarda alla questione senza preconcetti non può non accorgersi che dietro a tutto ciò ci sono “appetiti” molto robusti e che per soddisfarli bisogna togliere di mezzo i diritti dei Cittadini maranesi.
Lìespropriazione della proprietà collettiva della laguna di Marano per realizzare le concessioni è solo il primo passo: vogliamo soltanto citare alcuni progetti già ben pubblicizzati: la realizzazione di 25.000 posti barca nelle lagune di Marano e Grado, il progetto turistico dell’albergo diffuso nei casoni “sponsorizzato” dalla Lega Coop, i 40 milioni di euro già stanziati per la realizzazione delle casse di colmata per raccogliere i fanghi dei dragaggi e i 190 previsti per ulteriori casse di colmata.
Non viene il sospetto che tutto ciò non vada a favore dei cittadini maranesi che, se riconosciuti proprietari del territorio su cui queste inziative dovrebbero attuarsi, probabilmente si opporrebbero a tale scempio?
Come mai, al contrario della notizia della denuncia presentata dal Pizzimenti, non è stato dato alcun risalto all’assoluzione per non aver commesso il fatto di un cittadino maranese che aveva pubblicamente accusato l’ex Sindaco di collusione con “Almar” e Lega Coop? Perché non sono mai stato denunciato per le affermazioni che da molto tempo faccio pubblicamente?
E inoltre, se il problema citato dalla giornalista fosse realmente la movimentazione del mercurio dai sedimenti a causa dell’azione dei rastrelli, come mai non viene ritenuta problematica quella causata dai mezzi di raccolta nelle concessioni o ancor di più quella causata da 25.000 eliche che rivoltano i sedimenti lagunari, o quella causata dai dragaggi e dagli stessi spostamenti dei mezzi a ciò adibiti che hanno pescaggi talmente alti da navigare praticamente nel fango?
Preso atto del problema, per logica, non si dovrebbe forse impedire il transito e qualsiasi attività nella Laguna di Marano e Grado? Sono i pescatori di vongole che attentano alla salute pubblica?
Certo, sarebbe una soluzione estrema con gravi problemi economici non solo per i pescatori ma soprattutto per le realtà turistiche di Grado e Lignano che sulle lagune gravitano e fondano evidenti interessi economici e dunque “non praticabile”.
Allora cosa si fa? Si “bastonano” i legittimi proprietari, si impedisce ai pescatori di fare il loro lavoro – incidentalmente ricordiamo i sequestri di licenze, di batele – caso unico in tutta la marineria italiana nonostante le situazioni siano uguali dappertutto – e l’arbitraria interpretazione di leggi a sfavore dei pescatori, come testimoniato per esempio dalla recente assoluzione di un pescatore per pesca abusiva di vongole all’interno di un inesistente parco, e si dà il via libera ad iniziative economiche che vedranno beneficiari personaggi che possono evidentemente godere di appoggi molto sostanziosi. Assumendomi ogni responsabilità, sono disponibile a fornire le prove documentate di quanto sopra affermato.

Marano Lagunare, 29 gennaio 2010